Apprezzo in Severino il concetto “paradossale” e “scandaloso” del tempo come un eterno presente, il futuro che gia’ esiste, noi non lo creiamo, non “facciamo” la storia. L'Essere visto come un immutabile dentro il quale noi viviamo e vediamo solo cio' che appare ma non il tutto. Piu' problematico e' invece il concetto che tutto e' eterno. L'uomo che vuole dominare il divenire con la tecnica si ferma davanti agli enti eterni? Non credo, perche' l'uomo vorrebbe fermare e dominare il tempo immortalando gli attimi belli e spazzare via quelli brutti. Non riusciamo a introiettare completamente il concetto di eterno perche' non possiamo porci al di fuori dell'Essere. Ne possiamo parlare certo, e qui sta il merito di Severino, ma non possiamo afferrarlo e comprenderlo completamente perche' ci troviamo di fronte all'abisso e ci mancano le parole parafrasando Cacciari.
Per questo penso che la filosofia di Severino non tiene in giusta considerazione l’aspetto esistenziale dell’essere umano. Prendiamo un altro esempio, l’angoscia della morte. Severino dice che non proveremmo angoscia se ci rendessimo conto che gli enti sono eterni e la morte e’ solo uno scomparire dalla nostra visione. Ma questo ci consola? Di fronte alla vista del corpo morto di una persona cara ci puo’ consolare quello che dice Severino?
Anche quel corpo inerte e’ eterno dunque! Non ci prende l’angoscia nel vedere i corpi che muoiono e ci domandiamo il perche’? Non stiamo facendo di tutto, in modo folle attraverso la tecnica, per rendere i corpi immortali perche’ non sopportiamo che il nostro corpo dentro la “fossa” sia eterno?
Poi Severino cade quasi nell’esoterico, oserei dire, dicendo che ritorneremo, rivedremo i nostri cari e che ci apettano cose meravigliose. Cio' mi pare in contrasto con la parte razionale e sistematica del suo pensiero.
Per finire affrontiamo il problema della liberta'. Severino dice chiaramente che la liberta' non esiste (altro "scandalo" e qui ancora sta il suo merito) ed e' coerente con il suo impianto teorico. Ma noi sperimentiamo la liberta' (e anche l'angoscia che ne deriva) in ogni nostra scelta. Il pensiero meditato, il riflettere, non possono che basarsi sulla liberta'. Magari e' solo un'illusione ma fa parte della nostra esperienza.